Hai presente quando arrivi in un posto per la prima volta e ti sembra di essere a Casa?
Ecco, per me è stato così con Calcutta.
Nella mia “vita precedente” facevo la designer di borse, lavoro che amavo perché era ciò per cui avevo studiato, immaginando fosse quella la mia strada.
Grazie a questo lavoro ho avuto la possibilità di viaggiare tanto, ed è così che sono finita in India per la prima volta.
L’avevo sempre sognata, ma fino a quel giorno non avevo mai immaginato che sarebbe successo per davvero!
Ho perso il conto delle volte che ci sono tornata – sempre per lavoro – ma sono state abbastanza perché in me nascesse il desiderio di mollare tutto e andare a vivere a Calcutta, abbandonare la carriera nella moda per fare qualcosa di meaningful della mia vita, ovvero volontariato.
16 Marzo 2016. I portelloni dell’aereo si sono aperti, e quell’odore inconfondibile mi ha dato il benvenuto in quella che sarebbe stata la mia nuova casa per, chissà, forse qualche mese, forse di più.
Lo è stata per un anno e mezzo, alla fine, fra alti e bassi: e sarà perché qui in India tutto è amplificato, o semplicemente perché è così e basta, ma gli alti erano altissimi, con apici di felicità mai provati prima, e altrettanto estremi erano i bassi, che mi portavano in abissi di tristezza e paura mai esplorati nella mia vita.
Calcutta mi ha regalato tanto, tantissimo, e mi ha fatto il regalo più bello che potesse farmi a pochi giorni dalla mia ripartenza…
16 Marzo 2016 anche per me.
I portelloni dell’aereo si sono aperti, e quell’odore familiare, che mi accoglieva per la terza o quarta volta, mi immergeva nell’avventura che da mesi sognavo, ripercorrendo mappe di remote valli himalayane, studiando storie di popoli e divinità, cercando sperduti villaggi da raggiungere con un treno notturno o in sella a una Royal Enfield.
Negli ultimi anni avevo sempre scelto l’India per i miei viaggi: non importa che l’avessi già visitata tante volte, durante le pause universitarie o quando, nei mesi estivi, non c’erano match di kick boxing o turni in ambulanza da fare.
L’India era la terra della mia iniziazione alla scrittura, lo sfondo vivente del romanzo che mi avrebbe risucchiato per gli anni a venire, ma ancora non sapevo che il 27 Luglio 2017, di fronte alla casa dove il giovane Tagore scrisse “Awakening of the Fountain”, essa mi avrebbe fatto incontrare Giada: quasi che fosse stata l’India stessa, nel suo corpo di viaggiatrice, a venirmi incontro dal fondo di Sudder Street per stringermi la mano:
e intrecciare, più a fondo ancora, il suo destino con il mio.