In molte tradizioni religiose la montagna è il simbolo dell’asse cosmico che infilza e sostiene i tre livelli in cui è diviso l’universo: cielo, terra e abisso. Ma è anche un simbolo del percorso spirituale, che – attraversando pianure, boschi e ghiacciai – porta il “cercatore” sulla vetta del mondo, a un passo dalla salvezza. La carica simbolica della montagna è abbastanza forte da elettrizzare anche i meno spirituali tra noi, aggiungendo un che di sacramentale al modo in cui la viviamo e ne parliamo.
È su tale movimento ascendente che abbiamo modellato questo viaggio, un’avventura che parte da Calcutta e attraversa le campagne fertili del West Bengal prima di salire sull’Himalaya, nei boschi che circondano la terza montagna più alta del mondo, al confine tra India e Nepal.
Ad accompagnare questa ascesa graduale, sia geografica che simbolica, ci saranno gli incontri coi menestrelli Sufi di Gorbhanga, mistici che cercano il fanafillah (distruzione dell’ego) attraverso la musica e la danza, coi sadhu tantrici di Tarapith, che la notte meditano intorno ai roghi funebri del crematorio, e infine coi monaci buddhisti di Darjeeling, eredi di una tradizione esoterica tra le più vive e complesse che esistano.
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